Un luogo senza tempo by Doris Lessing

Un luogo senza tempo by Doris Lessing

autore:Doris Lessing [Lessing, Doris]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
pubblicato: 2007-12-31T16:00:00+00:00


Più che il modo in cui avremmo costruito nuovi rifugi, il nostro problema ora era la paura. Era successo qualcosa di nuovo, di impossibile, di terrificante: Canopus aveva sbagliato, aveva detto una cosa che era stata cancellata, vanificata. La muraglia, la nostra muraglia, che aveva assorbito così tanto della nostra forza e sostanza, che era stata eretta perché Canopus lo aveva ordinato, e che era stata costruita seguendo alla lettera le sue dettagliatissime istruzioni, adesso era spezzata, crollata. E se era crollata in quel punto, allora aveva subito sicuramente altri cedimenti di cui ancora non ci era giunta notizia, e di cui probabilmente non avremmo mai saputo nulla, perché viaggiare era diventato un processo lento e difficilissimo. La muraglia era stata posta lì perché ci salvasse dal ghiaccio, e questo perché Canopus ci avrebbe portati via tutti, verso la bella Rohanda, il nostro paradiso, la cui stella madre avevamo cercato così spesso nei cieli e che poi avevamo ammirato con gli occhi e col cuore. Ma la muraglia non ci avrebbe salvato… e Canopus, nella persona di Johor, una creatura denutrita e mezza congelata come noi, sedeva in un capanno su un mucchio di pelli pesanti e sporche e stava parlando alla povera Alsi, che in quel momento era Doeg - ma perché, per cosa, perché, perché, perché: perché si prendeva quel disturbo, insomma? Quelli erano i pensieri che probabilmente ci occupavano la mente mentre, con lo sguardo rivolto verso l'alto, osservavamo il punto in cui il ghiaccio aveva sospinto e poi abbattuto la nostra inattaccabile, invulnerabile muraglia. Se questa aveva ceduto agli attacchi furiosi del ghiaccio, allora Canopus aveva sbagliato e allora… Oli tra noi, Rappresentanti e rappresentati, aveva parlato, benché sempre meno, di paradisi e di salvezza e delle flotte aerospaziali che sarebbero arrivate presto, molto presto, per portarci via in un battibaleno, smise di farlo. Eppure, nonostante lo scoramento e la disperazione che ciascuno di noi sentiva - e che, lo sapevamo, sentivamo tutti - era necessario consultarsi, valutare la situazione, e destare i sonnolenti e gli intorpiditi che non riuscivano o che non volevano alzarsi. Ma per quale ragione? Ora, nel nostro intimo, sapevamo che li avremmo svegliati e stimolati - sempre che ci riuscissimo - inutilmente. Non sarebbe arrivata nessuna flotta aerospaziale. Eppure, Canopus voleva che lo facessimo. Johor lo disse chiaramente, in tono molto deciso. Voleva che ciascun individuo del pianeta rimanesse il più a lungo possibile sveglio e vigile, anziché sonnolento e privo di sensi. Per quanto non riuscissimo a capire che senso avesse una richiesta simile - che anzi ci pareva addirittura crudele, poiché il sonno e la letargia erano una forma di protezione che le persone adottavano per non affrontare quanto stava accadendo - dovevamo fare ciò che voleva Johor. Ciò che voleva Canopus.

Noi, che eravamo i più pronti, lasciammo la piazza centrale del paese sotto la tremenda minaccia del ghiacciaio e tornammo al rifugio ricavato sotto le nevi. Ci mettemmo a sedere, mangiando le nostre misere razioni di carne secca, e pensammo a come fare per svegliare tutti e farli mettere all'opera.



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